Il mercato alimentare vede da anni una forte crescita, favorita dalla rapida introduzione di nuove tecnologie e nel contempo dal cambiamento delle sensibilità degli individui, generalmente orientati verso prodotti e processi rispettosi dell’ambiente.
I cambiamenti possono essere sintetizzati in tre aree: 1 consapevolezza alimentare, 2 nuove conoscenze nutrizionali, 3 la crescita di un’alimentazione vegetale
Le ricerche evidenziano come la maggior parte dei cittadini sia preoccupata di come venga prodotto il cibo che arriva sulle tavole e come possa influire sulla salute e su quella del pianeta.
La qualità del cibo viene messa al primo posto: in particolare il 35% degli italiani dimostra interesse verso ingredienti sostenibili, nel rispetto dell’ambiente e della salute. Per lo più le persone si dichiarano disposti ad accettare anche un prezzo più elevato per garantire questi valori. Inoltre, emerge la tendenza a combattere lo spreco alimentare con piccoli gesti quotidiani: ottimizzare l’utilizzo di energia, ridurre l’impatto del packaging, assicurarsi della provenienza degli ingredienti, preferire la stagionalità, il ‘chilometro zero’.
Se alcuni decenni fa una buona alimentazione era sinonimo di diete e di conteggio delle calorie, oggi i consumatori sono interessati ai benefici per la salute correlati ai diversi alimenti.
In Italia, per esempio, il 35% dei consumatori intervistati ricerca nel cibo elementi curativi della salute dei capelli e della pelle. E oltre il 60% degli intervistati a livello europeo è consapevole che ciò che mangia ha un impatto diretto sul proprio benessere non solo fisico, ma anche mentale ed emotivo.
Nel 2020 la ricerca di una dieta bilanciata è diventata un obiettivo primario degli europei. Un campione tra il 38% e il 43% degli intervistati si dichiara disponibile a un cambiamento radicale di stile di vita.
Vergono prese in considerazione tutte le possibilità offerte dalle diverse culture culinarie come kefir, kombucha e altri prodotti fermentati, che catturano l’interesse soprattutto dei consumatori under 35.
I consumatori si dichiarano più propensi a cambiare le proprie abitudini alimentari in favore di una dieta a prevalente base vegetale.
In Europa, un campione tra il 37% e il 52% dei consumatori evita di mangiare abitualmente carne per ragioni legate all’ambiente e circa il 40% considera le proteine derivanti dalle piante più sane di quelle animali.
Va riducendosi il consumo di latte e derivati a favore di alimenti a base vegetale. Si è sviluppata recentemente, una tendenza alimentare definita flexiteriana (la dieta amica della salute e rispettosa del pianeta), che prevede il consumo di carne solo in piccole quantità sufficienti all’acquisizione di principi nutritivi essenziali, a favore di un’alimentazione completamente vegetale.
Una serie di fattori correlati alla pandemia hanno contribuito a cambiare le modalità di lavoro e gli stili di vita. Lo smart work non ha cambiato solo il luogo di lavoro, ma anche il consumo dei pasti nella pausa pranzo e le abitudini alimentari dei singoli. In sintesi lo smart work ha contribuito a mantenere il baricentro della vita a casa.
Se la casa diventa anche luogo di lavoro, anche l’alimentazione subisce caratteri più simili a quelli di una mensa che a quelli di una famiglia. Le confezioni monoporzione anche a casa risponderanno ad esigenze di velocità, di qualità e di fruizione.
Il cibo riduce il suo carattere di occasione di socialità e di confronto con i colleghi, un’occasione in cui si costruisce e si alimenta un clima cooperativo e di appartenenza. Senza una tavola comune viene meno quel particolare tipo di relazioni che alimenta il senso di fiducia reciproca. E’ presumibile, inoltre, che l’alimentazione gestita nello spazio domestico restringa la variabilità del cibo e aumenti la monotonia delle stesso.
Ma il cibo assume caratteristiche di maggiore personalizzazione per assecondare gusti ma soprattutto scelte dietetiche dei singoli. Si può immaginare che il cibo nella vita quotidiana abbia una minore capacità di socialità, ma una più rilevante importanza nella costruzione di una propria piattaforma alimentare capace di rispondere con estrema attenzione alle preferenze e ai sentimenti legati al cibo.
È possibile inoltre che in tendenza venga meno una differenziazione di genere nella preparazione del cibo, liberando le donne dai compiti tradizionali legati all’alimentazione dei membri della famiglia.
Lo smart food potrebbe consentire di risparmiare tempo e di mutare una cultura di separazione dei ruoli tra uomo e donna che si è dimostrata fino ad ora difficile da scalfire.
È possibile immaginare che in futuro avremo un’alimentazione sempre più variata e correlata a scelte individuali, e un packaging basato su mono-dosi. Ai cambiamenti negli stili di vita dei consumatori si accompagna una rinnovata attenzione ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità.